Giorgio Bocca: fascista quando c’era il fascismo, antifascista quando c’era l’antifascismo, craxiano quando c’era Craxi e anticraxiano quando Craxi cadde in disgrazia.

“Non tutti i «gentili» – per sfortuna degli ebrei – sono stati degli «ingenui» o «zucche vuote» come essi amano chiamarli.
Anche essi, o almeno una parte di essi ha saputo guardare il viso non
amabile forse, ma pur tuttavia immutabile, della realtà. Un colpo
tremendo deve aver subito il cuore ebreo nel vedere sorgere un
movimento, quale quello fascista che denunciava la inconsistenza pratica
della parola libertà nel campo politico dove gli uomini sono in tal modo
costrutti da trasformare la libertà loro accordata in anarchia. Una
rabbia immensa deve aver riempito il cuore degli anziani di Sion, nel
sentire dei non ebrei dire che il comunismo è un’utopia irraggiungibile
e che le sue applicazioni pratiche sono costruzioni meccaniche e crudeli
dove milioni di schiavi lavorano per una minoranza di dirigenti (ebrei).
L’odio di chi vede svelati i suoi piani è enorme, l’odio di chi vede
rovinati i propri piani è tremendo. Questo odio degli ebrei contro il
fascismo è la causa prima della guerra attuale. La vittoria degli
avversari solo in apparenza, infatti, sarebbe una vittoria degli
anglosassoni e della Russia; in realtà sarebbe una vittoria degli ebrei.
A quale ariano, fascista o non fascista, può sorridere l’idea di dovere
in un tempo non lontano essere lo schiavo degli ebrei? È certo una buona
arma di propaganda presentare gli ebrei come un popolo di esseri
ripugnanti o di avari strozzini, ma alle persone intelligenti è
sufficiente presentarli come un popolo intelligente, astuto, tenace,
deciso a giungere, con qualunque mezzo, al dominio del mondo.
Sarà chiara a tutti, anche se ormai i non convinti sono pochi, la
necessità ineluttabile di questa guerra, intesa come una ribellione
dell’Europa ariana al tentativo ebraico di porla in stato di schiavitù” .
(Giorgio Bocca, La Provincia granda – 14 agosto 1942).